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Contro l'ipertensione tre pillole a basso dosaggio sono meglio di una

Cardiologia Redazione DottNet | 02/09/2018 16:25

Migliora del 27% il controllo della pressione del sangue

La combinazione di tre farmaci a basso dosaggio ha migliorato del 27% il controllo dell'ipertensione rispetto all'assunzione della singola pasticca, riducendo ulteriormente il rischio di attacchi cardiaci e di ictus. E' quanto emerge da uno studio condotto dall'Università del New South Wales a Sydney. L'ipertensione è la principale causa di morte e di malattie croniche al mondo e lo studio, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, indica che il triplo farmaco può essere una misura di prevenzione di basso costo nelle popolazioni di medio e basso reddito. Il trattamento combina in basse dosi i tre principi attivi telmisartan, amlodipina e clortalidone, e ha mostrato miglioramenti significativi rispetto al corrente sistema basato su una sola sostanza.

La sperimentazione ha seguito 700 pazienti con ipertensione in Sri Lanka che su base casuale hanno assunto il farmaco prescritto dal proprio medico oppure la tripla pillola. Dopo sei mesi la tripla pillola aveva ridotto la pressione del sangue al livello target nel 70% dei pazienti, contro il 50% del nel gruppo di controllo.

Tuttavia si sono registrati tassi di effetti collaterali leggermente più alti legati alla tripla pillola, principalmente vertigini.   "Lo studio - scrive la cardiologa Anushka Patel, autrice principale della ricerca - ha rilevanza globale. Mentre l'esigenza più pressante, dalla prospettiva dell'incidenza globale della malattia, è nei paesi di medio e basso reddito, è ugualmente importante in paesi come l'Australia e i paesi europei, dove i tassi di controllo dell'ipertensione raggiungono solo il 40-50%". Il trattamento può inoltre ridurre gli impegni di tempo dei medici e dei pazienti e così abbassare i costi dei sistemi sanitari. "I pazienti - conclude Patel - devono tornare a intervalli meno frequenti per verificare se raggiungono gli obiettivi nelle visite richieste per adeguare i trattamenti e le dosi".

fonte: Journal of the American Medical Association

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